Class Action contro Linkedin per il furto di password
sabato 23 giugno 2012
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E' passata già una settimana dal furto di password che ha coinvolto il social network dedicato al mondo del lavoro e delle professioni, linkedin.
Oltre 6,5 milioni di password rubate da un gruppo di hacker russo che è riuscito ad entrare nei file riservati del social network con la ormai nota tecnica sql injection, colpendo quindi il database del portale.
Il social network come ricorderete ha invitato tutti gli utenti a cambiare password per sicurezza, ma questa mossa non è piaciuta molto a Katie Szpyrka, un utente premium del social linkedin che ha deciso di avviare una class action contro il social network.
Il motivo è chiaro: linkedin con le scarse tutele sulla privacy e la poca cura dei dati sensibili ( email, messaggi, info, password etc.) avrebbe favorito involontariamente l'attacco hacker e avrebbe creato grandi problemi agli utenti ma soprattutto alle aziende.
La protesta avviata da Katie Szpyrka si estende solo alle aziende e ai profili statunitensi presenti su linkedin, e potrebbe ricevere un risarcimento davvero significativo dato che la ragione sembra stare dalla parte degli utenti.
D'altronde può capitare che la "ragione comune" non vada d'accordo con la giustizia...
Oltre 6,5 milioni di password rubate da un gruppo di hacker russo che è riuscito ad entrare nei file riservati del social network con la ormai nota tecnica sql injection, colpendo quindi il database del portale.
Il social network come ricorderete ha invitato tutti gli utenti a cambiare password per sicurezza, ma questa mossa non è piaciuta molto a Katie Szpyrka, un utente premium del social linkedin che ha deciso di avviare una class action contro il social network.
Il motivo è chiaro: linkedin con le scarse tutele sulla privacy e la poca cura dei dati sensibili ( email, messaggi, info, password etc.) avrebbe favorito involontariamente l'attacco hacker e avrebbe creato grandi problemi agli utenti ma soprattutto alle aziende.
La protesta avviata da Katie Szpyrka si estende solo alle aziende e ai profili statunitensi presenti su linkedin, e potrebbe ricevere un risarcimento davvero significativo dato che la ragione sembra stare dalla parte degli utenti.
D'altronde può capitare che la "ragione comune" non vada d'accordo con la giustizia...
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