Facebook traccia i post non pubblicati
Tutto è venuto fuori da una ricerca condotta da Adam Kramer intitolata "autocensura da facebook" ( il titolo originale era "Self Censorship on Facebook").
L'ex stagista del social network blu voleva mettere in luce le abitudini di circa 5 milioni di utenti di Facebook tra gli USA e il Regno Unito.
Ciò che si voleva analizzare era la tendenza degli utenti, in particolare degli uomini, a scrivere post o commenti su facebook per poi decidere di non pubblicarli.
Una sorta di autocensura che secondo i dati riportati nel sondaggio riguarderebbe una fetta significativa di utenti, circa il 70%.
Ma il vero risvolto non era la ricerca in sè , quanto la procedura utilizzata nella ricerca : Facebook si è dimostrato in grado di poter capire e vedere cosa gli utenti scrivono anche prima di pubblicare un post/link/commento.
Certo le regole sull'argomento sono molto vaghe e gli utenti non hanno mai avuto la certezza di navigare su facebook in maniera del tutto "anonima", ma sta di fatto che la questione rimane grave.
In molti ipotizzano anche una "ricostruzione della personalità" grazie alle informazioni pubblicate e non pubblicate su Facebook, oppure l'invio alle autorità di messaggi non scritti e ritenuti pericolosi .
Ci aspetta un nuovo caso Prism?
L'ex stagista del social network blu voleva mettere in luce le abitudini di circa 5 milioni di utenti di Facebook tra gli USA e il Regno Unito.
Ciò che si voleva analizzare era la tendenza degli utenti, in particolare degli uomini, a scrivere post o commenti su facebook per poi decidere di non pubblicarli.
Una sorta di autocensura che secondo i dati riportati nel sondaggio riguarderebbe una fetta significativa di utenti, circa il 70%.
Ma il vero risvolto non era la ricerca in sè , quanto la procedura utilizzata nella ricerca : Facebook si è dimostrato in grado di poter capire e vedere cosa gli utenti scrivono anche prima di pubblicare un post/link/commento.
Certo le regole sull'argomento sono molto vaghe e gli utenti non hanno mai avuto la certezza di navigare su facebook in maniera del tutto "anonima", ma sta di fatto che la questione rimane grave.
In molti ipotizzano anche una "ricostruzione della personalità" grazie alle informazioni pubblicate e non pubblicate su Facebook, oppure l'invio alle autorità di messaggi non scritti e ritenuti pericolosi .
Ci aspetta un nuovo caso Prism?
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